
17 Mar Quando i bambini somatizzano il loro disagio emotivo
I bambini esprimono il loro disagio attraverso il corpo con un malessere che coinvolge la psiche ed il corpo stesso, un tipico esempio è il consueto mal di pancia prima di andare a scuola. In realtà il bambino sta somatizzando inconsciamente la sua difficoltà a “mandar giù” la scuola. Somatizzare infatti significa far “parlare” il corpo quando vi sono sensazioni come paura, angoscia e rabbia non “dicibili” perché inconsapevoli e difficilmente accessibili. I relativi disagi si manifestano diversamente in base all’età del soggetto e attraverso un sintomo fisico o mediante un disturbo comportamentale.
L’organo indicato dal bambino infatti non è mai casuale, poiché il piccolo sceglie inconsciamente il disturbo o il sintomo che rappresenta nel modo migliore il disagio di quel momento. I problemi psicosomatici dell’infanzia sono un modo frequente mediante il quale i bambini richiedono attenzioni, affetto, rassicurazioni o altro e possono essere suddivisi in tre categorie: digestione, respirazione e cutanei.
Essendo ancora piccolo, il bambino lancia il suo segnale tramite un sintomo di malessere corporeo con il quale vuole esprimere un disagio che percepisce in sé, nella famiglia o nell’ambiente circostante. Con la crescita invece, esprimerà quel medesimo disagio in modo più netto, nello specifico, dopo i tre anni di età compaiono i disturbi del comportamento.
L’ambiente familiare e le relazioni che si vivono al loro interno hanno un’importanza fondamentale per lo sviluppo psicologico del bambino. Un clima emotivo negativo all’interno della famiglia, fatto di conflitti familiari, incidono negativamente sul suo benessere, allo stesso modo per eventi traumatici e problemi esterni al nucleo familiare. Anche episodi che per gli adulti possono sembrare apparentemente normali come ad esempio l’assenza della madre per motivi lavorativi o la nascita di un fratellino, possono in realtà innescare un disturbo psicosomatico. Ma quest’ultimo, per essere definito tale, deve riproporsi, aggravarsi o perdurare nel tempo.